A cura di Radio Vaticana/
E’ indispensabile “ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro dedicata al legame tra famiglie e parrocchie. Il Pontefice ha ribadito che le chiese devono essere case accoglienti con le porte aperte, altrimenti diventano musei. Dal Papa, infine, un’esortazione a rafforzare il legame tra famiglie e chiese contro i “centri di potere” della nostra società. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio; ed è la storia che rimane in eterno”. Papa Francesco ha iniziato la sua catechesi con un’immagine poetica di grande impatto. Ancora una volta, nell’appuntamento del mercoledì in Piazza San Pietro, il Papa torna dunque a soffermarsi sulla famiglia, questa volta puntando lo sguardo sul rapporto con la comunità cristiana.
Gesù ci insegna “legame naturale” tra Chiesa e famiglia
Un legame, osserva subito, “naturale, perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa”. Francesco rammenta così che Gesù stesso imparò la storia umana per questa via e la percorse fino in fondo:
“E’ bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì ‘imparò il mondo’: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica”.
Le chiese siano accoglienti, non con le porte chiuse
Poi, soggiunge, quando Gesù comincia la sua vita pubblica forma intorno a sé una comunità, un’assemblea di persone e questo è proprio il “significato della parola chiesa”. L’assemblea formata dal Signore, sottolinea, ha la “forma di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa”. Gesù, riprende, non “cessa di accogliere e di parlare con tutti” e questa, avverte, “è una lezione forte per la Chiesa”. Di qui l’incoraggiamento “a ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana”:
“Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!”.
Famiglie e chiese alleate contro i centri di potere
Oggi, riprende, questa tra famiglie e chiese è “un’alleanza cruciale contro i centri di potere ideologici, finanziari, politici”. Noi, esorta, siamo chiamati a riporre la nostra speranza “nei centri dell’amore”, che sono le famiglie, “ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione”. Certo, riconosce, “c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza”:
“Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: ‘Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata’, ‘Non ne siamo capaci’, ‘Abbiamo già tanti problemi in casa’, ‘Non abbiamo le forze’. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo”.
Superare atteggiamenti direttivi verso le famiglie
Naturalmente, aggiunge Francesco, “anche la comunità cristiana deve fare la sua parte”, cercando “di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali”. Al tempo stesso, prosegue, “le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità”:
“Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato la memoria liturgica del gesuita San Pietro Claver, patrono delle missioni d’Africa. “Cari giovani – ha affermato – il suo instancabile servizio agli ultimi vi sproni a scelte di solidarietà verso i bisognosi; il suo vigore spirituale aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la croce con coraggio; il suo amore per Cristo sia modello per voi, cari sposi novelli, affinché l’amore sia il centro della vostra nuova famiglia”.