a cura di S.E. l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Mani/
“E’ Gesù in persona!” Chi è Gesù per te? A questa domanda hanno risposto nelle maniere più diverse gli uomini di tutti i tempi, e continueranno a farlo perché nessuno può dire tutto su Gesù. Ce ne ha parlato Michelangelo nella Sistina, Handel nel suo Messia, lo ha detto Pier Paolo Pasolini nel suo Vangelo secondo Matteo, lo ha raccontato Ratzinger nei suoi volumi Gesù di Nazareth. Anch’io voglio dirvi chi è per me Gesù: Gesù è l’Eucarestia! Si, L’Eucarestia è Gesù e Gesù è tutto nell’Eucarestia. “Avete l’Eucarestia, avete tutto”.
Tra le tante descrizioni una mi è particolarmente cara e ve la dono, è di Don Giuseppe Dossetti: “Nell’Eucarestia del Cristo, v’è tutto: tutta la creazione, tutto l’uomo, tutta la storia, tutta la grazia e la redenzione. Tutto Dio (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) per Cristo Dio e uomo, nell’atto operante in noi della sua morte di Croce, della sua risurrezione ed ascensione alla destra del Padre e del suo glorioso ritorno”. L’Eucarestia è il modo più originale che Gesù ha scelto per rimanere sempre vicino a noi. Mentre vi scrivo, ho a pochi metri da me Gesù in persona, con cui condivido la mia stanza e con cui vivo in comunione. Non vi nego che mi viene ogni tanto la voglia di fare quello che faceva Tommaso d’Aquino, appoggiare la testa sul Tabernacolo per sentir battere il cuore di Cristo.
La festa del Corpus Domini è il giorno in cui i Cristiani rivelano al mondo il loro tesoro più grande: l’Eucarestia. Viene così portato per le strade, in trionfo, quel pezzetto di pane che significa tutto per il mondo. Sappiamo che nell’Eucarestia il pane diventa Corpo di Cristo ed il vino suo Sangue, ma questo miracolo non deve farci dimenticare che è il Corpo di Cristo a diventare pane ed il suo Sangue a mutarsi in vino. In altri termini, Cristo si fa nutrimento per l’uomo e l’uomo trae la sua vita da Dio stesso.
Per siffatta ragione tale nutrimento è detto ’vivente’. “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”; Dio non ci dice delle belle ed edificanti parole indirizzate alla nostra intelligenza per convincerci, ma delle cose concrete. Il Verbo si è fatto carne, e nella Bibbia la questione del mangiare o del non mangiare è al primo posto. Nutrirsi di Dio per essere progressivamente trasformati in Lui, mangiare Cristo per essere metabolizzati da Cristo: “Chi mangia di me vivrà di me”. Lo stile eucaristico del cristiano ha due componenti: il ringraziamento e l’impegno. Nella lingua greca la parola Eucarestia significa ’grazie’, e l’Eucarestia è tutto un ringraziamento rivolto a Dio. Ma ringraziare Dio a cosa serve? A niente se non è per stabilire una relazione di amicizia profonda con Lui. Per noi rendere grazie a Dio per il dono di Gesù e dell’Eucarestia è un modo di amare, è dire a Dio: “Noi ti amiamo!”. E ancora: “Signore, insegnaci ad amarti!”. Il ringraziamento ci introduce nella Speranza: credere in un mondo nuovo in cui tutti si riconoscano fratelli, in cui parole come solidarietà, giustizia, dignità, rispetto, pace non siano parole vane. Questo mondo nuovo è cominciato venti secoli fa, e ciascuna Eucarestia ci rinvia all’immenso cantiere del mondo.
Se la nostra partecipazione all’Eucarestia è vera, attingiamo la forza e lo slancio missionario, il dinamismo dell’amore, necessari per ripartire verso i nostri impegni quotidiani e verso i nostri fratelli (cristiani e non) con una indistruttibile Speranza. Perché noi riceviamo un tesoro, da distribuire e condividere.
Buona Domenica.