Oggi ricorre il 60.mo anniversario della vocazione sacerdotale di Papa Francesco. Era il 21 settembre del ‘53.
Un giorno fondamentale nella vita di Jorge Mario Bergoglio. Lo stesso Papa Francesco ha raccontato più volte quel momento cruciale. In Piazza San Pietro, durante la Veglia di Pentecoste con i movimenti, il 18 maggio scorso, ne ha parlato così:
“Era il ‘Giorno dello studente’, per noi il giorno della Primavera – da voi è il giorno dell’Autunno. Prima di andare alla festa, sono passato nella parrocchia dove andavo, ho trovato un prete, che non conoscevo,e ho sentito la necessità di confessarmi. Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava. Ma non so cosa sia successo, non ricordo, non so proprio perché fosse quel prete là, che non conoscevo, perché avessi sentito questa voglia di confessarmi, ma la verità è che qualcuno m’aspettava. Mi stava aspettando da tempo. Dopo la Confessione ho sentito che qualcosa era cambiato. Io non ero lo stesso. Avevo sentito proprio come una voce, una chiamata: ero convinto che dovessi diventare sacerdote. Questa esperienza nella fede è importante. Noi diciamo che dobbiamo cercare Dio, andare da Lui a chiedere perdono, ma quando noi andiamo, Lui ci aspetta, Lui è prima! Noi, in spagnolo, abbiamo una parola che spiega bene questo: ‘Il Signore sempre ci primerea’, è primo, ci sta aspettando! E questa è proprio una grazia grande: trovare uno che ti sta aspettando. Tu vai peccatore, ma Lui ti sta aspettando per perdonarti”.
Il 21 settembre la Chiesa celebra la Festa di San Matteo. E il motto del Papa, “Miserando atque eligendo”, cioè, guardandolo con misericordia e scegliendolo, è tratto da un’omelia di San Beda il Venerabile, sacerdote dell’ottavo secolo, quando parla di Gesù che chiama Matteo il pubblicano e lo guarda con sentimento di amore e lo sceglie come suo discepolo. Nell’intervista a Civiltà Cattolica, il Papa lo spiega così:
Io “sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”, “sono uno che è guardato dal Signore. Il mio motto ‘Miserando atque eligendo’ l’ho sentito sempre come molto vero per me”.
E aggiunge:
“Il gerundio latino miserando mi sembra intraducibile sia in italiano sia in spagnolo. A me piace tradurlo con un altro gerundio che non esiste: misericordiando”.
Papa Francesco parla del quadro della vocazione di San Matteo di Caravaggio nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma, che spesso andava a contemplare:
“Quel dito di Gesù così… verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo”. “È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: ‘no, non me! No, questi soldi sono miei!’. Ecco, questo sono io: ‘un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi’. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice”.
Infine, incontrando lunedì scorso i sacerdoti romani nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ha ricordato questo anniversario:
“Vi prego di pregare per me, quel giorno, che dalle nostre parti è il giorno della primavera. Qui incomincia l’autunno” .
Fonte: www.vatican.va